sabato 26 dicembre 2009

Pensierino di natale al vetriolo


L'ennesimo natale. Le ennesime parole buoniste e inutili. Di fronte ai riti e alle celebrazioni in genere si deve avere un ingessato rispetto, un contegno "istituzionale" poichè è così, è sempre stato così, sempre sarà così. Neanche li ho sentiti i discorsi di natale. Me li immagino. Sono ventinove anni (più o meno) che ascolto papi condannare la guerra, presidenti della repubblica invocare all'unità degli italiani, politici vari dire che in certi momenti bisogna essere tutti uniti. Non ne posso più. Ultimamente, aldilà delle retoriche natalizie, non sopporto più nulla. Ho raggiunto un livello di esasperazione. Vespa, Santoro, Floris, Ghedini, Fini, Marini, Di Pietro, Belpietro. Si somigliano pure, hanno cognomi simili, parlano la stessa lingua. Di Berlusconi poi, non ne vorrei più sentir parlare,neanche negativamente. Mi sembra che siamo ad un culmine. Deve succedere qualcosa. Gli operai sui tetti a sentir freddo e chieder lavoro, l'Aquila diventata il teatrino televisivo di Natale, il nucleare e il ponte di Messina alle porte come grandi svolte per l'infrastruttura e l'energia del futuro della nazione. E noi? Noi stiamo lì davanti allo schermo, tra un pò ci daranno un telecomando con soli due tasti, mi piace e non mi piace (come su facebook) ma senza poter cambiare canale.
Qualche sussulto, in questi giorni, c'è stato perchè qualche matto ha preso un souvenir e l'ha scagliato contro il presidente del consiglio, oppure perchè una svizzera focosa ha fatto cascare il Papa. Ma l'avete visto cadere? Aldilà della pietà,umana, per un uomo di ottanta anni, ho notato la caduta, lenta, maestosa, di una statua e mi torna in mente la statua di Saddam Hussein, gigante, che crolla lentamente e inesorabilmente. Quella mitra papale che in mezzo alla folla comincia ad inclinarsi e, lentissimamente, ad avvicinarsi alla terra ha oscurato la solidità, la vocazione celeste del vicario di Cristo per farlo sbattere muso a terra e riportarlo tra noi. Ma non voglio idealizzare questi gesti, credo che in qualche modo confermino la centralità del sovrano, dichiarino esplicitamente che in qualche modo il corpo del re è il cuore, il terreno e il simbolo della discussione collettiva, dei pensieri chiari e oscuri di ognuno di noi. Ma questa sacralizzazione, questa centralità, comporta forzatamente un gesto iconoclasta. Come dice Belpoliti su Nazione Indiana "L’ostensione chiama implacabilmente la violazione". Ma c'è di più. Questi gesti, la loro eco mediatica, oscura tutto, gli allagamenti e le frane in Toscana e in Liguria, il blocco dei mezzi, gli accampati de L'Aquila. C'è un Italia che rappezza e incerona il corpo del capo, lo prende in giro per le corna che fa, per i tacchi alti, per le donnette, c'è un'altra Italia che dorme sui tetti delle fabbriche, denuncia la mafia, muore di lavoro. C'è un'Italia che dice che il capo è il diavolo, è brutto ma meno male che il capo c'è e che si può andare in televisione a parlarne male, meno male che il capo ha creato la televisione. C'è un'Italia che grazie al capo potrà governare regioni, città e predicare razzismo, cannonate contro un'altra Italia, quell'Italia del futuro rinchiusa dentro i cpt. C'è un Italia e c'è un gioco delle parti, attori protagonisti e comparse. Si spengono le telecamere, è natale, siamo tutti amici, è finita la trasmissione, tu che ruolo facevi? Eravamo nemici?
C'è un Italia che si muove nell'Italia. E che dovrebbe spegnere la televisione, accendere il cervello e mandare affanculo tutti. Capi, comparse, attori e truccatori. E' natale lo so, ma proprio per questo mi faccio un regalo, non vi penso più.
Napolitano il benedicente, D'Alema il massone, Fini l'equilibrista, Rutelli il coglione, Feltri il cecchino del padrone, Dell'Utri il fascista mafioso, Bossi l'Alberto Da Giussano paralitico e molti molti altri. Possiate passare un pessimo 2010.
Buon natale.

Nessun commento:

Posta un commento